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La sua “aula virtuale” preferita è il canale TikTok, dove quasi 900mila follower seguono quotidianamente le sue lezioni di fisica chiare, dirette, coinvolgenti e divertenti, seguito da Instagram con oltre 580mila follower. Ma ha un grandissimo seguito anche sul suo canale YouTube, che conta oltre 380mila iscritti, e su Facebook, dove la community conta 200mila persone. 

Vincenzo Schettini è professore di fisica all’Istituto Luigi Dell’Erba di Castellana Grotte, in provincia di Bari, violinista e anima del progetto La fisica che ci piace: più di un sito e dei suoi canali social, ma una piccola rivoluzione nel modo di insegnare. Da pochi mesi questo progetto è diventato anche un libro, e questo libro è stato appena nominato vincitore nella sezione Esperienze del Premio Elsa Morante Ragazzi 2023. 

Quando insegna, Schettini è appassionato, coinvolgente, cita Vasco Rossi come Albert Einstein, e ha una missione: quella di far amare la cultura e far passare il concetto che l’intelligenza e la preparazione rendano le persone molto attraenti. Da qualche anno, la sua grande passione per la fisica- “passione nata in università, grazie a dei docenti bravissimi e carismatici che mi facevano entusiasmare all’idea di frequentare le loro lezioni”– è approdata sui social e da lì è esplosa, raggiungendo un pubblico che supera il milione e mezzo di persone. 

Abbiamo chiacchierato con Vincenzo Schettini del suo percorso, dei suoi punti di forza e del linguaggio che usa per spiegare con tanta efficacia anche gli argomenti più complessi.

Perché anche insegnare è una forma di comunicazione. 

  • Come nasce La fisica che ci piace? Come e quando hai capito che i social- che molti tuoi colleghi considerano solo come una fonte di “distrazione”- potevano essere invece uno strumento molto utile per avvicinare gli studenti alla tua materia? 

“La fisica che ci piace nasce nel 2015 ma si è sviluppata con il tempo, e ho capito il potenziale dei social quando ho osservato che potevano rappresentare una via per comunicare con le persone.  È un po’ quello che faceva la televisione in passato, dando però questa possibilità in maniera privilegiata solamente alcune persone. I social, invece, danno voce a tutti”.

  • L’insegnamento è anche una forma, importantissima, di comunicazione: quali sono le leve principali che adotti nel tuo lavoro? Come si conquista l’attenzione dei ragazzi sui social in mezzo a tanti contenuti per loro più attraenti delle materie scolastiche?

“La loro attenzione, come anche la loro fiducia, si conquista proprio rendendo attraenti anche i contenuti scolastici: raccontando, piuttosto che imponendo attraverso un tono severo, è il modo corretto per partire. Da quel momento, conquistando la loro curiosità, automaticamente riesci a portarli a strutture più complesse da recepire. Nelle mie lezioni non mancano mai la creatività, l’entusiasmo, la capacità di sintesi”.

  • Quali sono le differenze nel modo di comunicare- quindi di insegnare- in aula e quello sui social? 

“Sui social bisogna essere necessariamente brevi, dunque molto spesso una caratteristica necessaria è l’editing e il riuscire a rendere il contenuto quanto più ritmico possibile. In classe invece ci si può permettere di chiacchierare della propria materia in maniera più rilassata riuscendo a stabilire anche una relazione empatica fondamentale con chi ascolta. 

  • Che cosa cerchi di trasmettere ai tuoi colleghi che vogliono usare i social per l’insegnamento? 

“Cerco di far capire loro che la chiave principale è cercare una propria via di espressione. Siamo tutti differenti e ognuno di noi deve imparare a comunicare in maniera efficace trovando un proprio modo di esprimere concetti, pensieri, idee”. 

  • C’è un episodio in particolare che ti ha fatto capire di essere sulla strada giusta con il tuo progetto di insegnamento online?

“Quando ho cominciato ad andare live nei pomeriggi del 2017 ho notato che il pubblico in chat aumentava giornata dopo giornata. Quello è stato un segnale molto forte: mi ha fatto capire che potevo conquistare l’attenzione degli studenti anche fuori dall’orario scolastico e che potevo regalare loro un’ora di spensieratezza e contemporaneamente permettergli di aumentare le loro conoscenze e le loro competenze”.