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“…Se questo era il futuro del lavoro, pensai, ci stavo. Volevo che ogni ambiente di lavoro assomigliasse a quello- e lo volevo per tutti. Credevo fosse sostenibile. Credevo che sarebbe durata…” 

 

Anna Wiener è una giovane laureata che sogna un lavoro stabile- e uno stipendio adeguato- nell’editoria quando, prima negli Stati Uniti e poi nel resto del mondo, esplode il mito della Silicon Valley. 

Ventenni carismatici e ambiziosi, che vogliono rivoluzionare il mondo una riga di codice alla volta, creano e fanno crescere a ritmo vertiginoso aziende le cui sedi assomigliano a luna-park e i cui dipendenti sono incentivati a lavorare a ritmi folli a suon di slogan motivazionali, stipendi altissimi e ciotole di frutta secca e acqua aromatizzata gratis. 

Nonostante la propria riluttanza, e il parere negativo di molti vecchi amici e compagni di studi, Wiener si trasferisce nella San Francisco dei primi anni del mito tech, quelli della nascita di Facebook, Google e Twitter. 

Una città che assiste stordita allo stravolgimento che sta vivendo: mercato immobiliare fuori controllo, con prezzi che obbligano i vecchi residenti a trasferirsi per far posto ai nuovi arrivati; ristoranti che chiudono e riaprono servendo gli stessi piatti in un nuovo packaging accattivante per questi giovani ricchi ossessionati dalla forma fisica; la vita quotidiana che cambia davanti agli occhi mentre si compulsano smartphone dove c’è un’app per ogni cosa, per la spesa e per la lavanderia, per i trasporti e per le prenotazioni al ristorante, per lo sport e per il sesso. 

 

“…Interpretai la mia cieca fiducia in giovani uomini ambiziosi, aggressivi e arroganti che venivano da comode periferie americane come una patologia individuale, ma non era affatto individuale. Era diventata globale…”

 

Nonostante si accorga delle crepe, Wiener continua ad auto-convincersi, ogni mattina, che l’edificio sia tutto sommato solido, e soprattutto accogliente: stipendi notevoli e benefit impensabili per i suoi coetanei sono del resto un ottimo incentivo. 

Ha una casa, prima da sola e poi con il compagno- un lusso per pochi nella città dove si affittano divani a centinaia di dollari-, un’assicurazione sanitaria e risparmi per il futuro: è moltissimo, per la generazione uscita con le ossa rotte dalla crisi economica del 2008. 

Pensa che tutto sommato questi giovani imprenditori si stiano sforzando di far andare bene le cose, per migliorare la società e soprattutto per rendere questi miglioramenti accessibili a tutti. 

Fa finta di non vedere il numero crescente di homeless appena fuori i futuristici headquarter delle Big Tech, e le dinamiche aziendali tossiche dissimulate da viaggi di team building e rassegne stampa celebrative.

Ma scontento e disillusione montano giorno dopo giorno, in un crescendo di angoscia che si accompagna alla paradossale alienazione di chi lavora da remoto e non conosce i propri colleghi, alla straniante solitudine di centinaia di dipendenti che comunicano solo attraverso chat aziendali. 

Durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2016, Weiner e l’azienda per cui lavora- nel corso degli anni ne cambierà tre, che rende riconoscibili pur non nominandole mai esplicitamente– sono impegnate a supporto di Hillary Clinton. 

Il contatto con un’altra America, quella delle periferie di operai e casalinghe, squarcia definitivamente il velo di ipocrisia e impegno estetizzante da West Coast che per anni le aveva fatto credere che il mondo fosse quello della sua bolla social. 

L’entusiasmo è ormai del tutto scemato, è l’ultimo sforzo: dopo qualche mese, Wiener darà le dimissioni. 

 

“Vivere nell’economia dell’attenzione mi aveva resa inconsapevole. (…). Era sembrato tutto possibile. Era sembrato reale. Come al rallentatore, sentii la forza della sterzata…”

 

Oggi Anna Wiener è una giornalista del New Yorker, che nel 2019 pubblica The uncanny valley: sarà la prima ex dipendente di un’azienda in Silicon Valley ad aprire la porta su un mondo in cui una generazione di ventenni e trentenni aveva visto la propria possibilità di riscatto, dopo che l’avidità di un miliardario in carcere per truffa aveva tolto ogni speranza di un futuro stabile, se non proprio radioso. 

A pochi mesi dalla pubblicazione- in Italia arriverà solo nel 2021, per Adelphi, con il titolo La valle oscurala pandemia da Covid-19 mette il turbo alle Big Tech: con le persone confinate in casa e ogni acquisto che passa da Internet, si moltiplicano le assunzioni e crescono i fatturati. 

Ma il ritorno alla normalità è brusco, sgonfia la bolla e gli esiti sono, da qualche mese, sotto gli occhi di tutti, con Meta che ha appena annunciato il secondo round di licenziamenti dopo quello che lo scorso anno aveva lasciato a casa oltre 11mila dipendenti, il 13% del totale.

Sono in compagnia dei 12mila lavoratori licenziati da Google, gli 11mila di Microsoft e i 18mila di Amazon; per non parlare di Twitter, dove il neo proprietario Elon Musk ha decimato interi reparti aziendali nel tentativo di risanare i conti. 

E oggi che il sogno della Silicon Valley sembra infrangersi alla prova della realtà, con la principale banca di settore che fallisce seminando il panico nelle Borse mondiali, i conti che non tornano e i neolaureati che cominciano a non trovare più così attraenti quelle aziende, lo scenario descritto illumina alla perfezione quella valle oscura. 

Grazie a un racconto che offre una doppia visuale: quella interna, attraverso le parole della insider affascinata da aziende dei sogni dove ogni cosa sembra possibile; e quella esterna di chi ha il distacco, professionale ed emotivo, per percepire con desolante chiarezza quello che anni prima era solo un fastidio di sottofondo.